Trasferimento con mezzi propri.
Con la guida del nostro Yuri Bettini andremo a scoprire l’antichissima Badia di San Pietro. Della primitiva costruzione non resta molto ma sicuramente sarà interessantissimo scoprire uno dei monumenti religiosi più antichi (754 d.c.) della nostra regione. Raro esempio di monastero fortificato la Badia si trova al centro di una folta foresta e sicuramente il nostro botanico ci illustrerà le piante ed i fiori che incontreremo.
Il percorso a piedi nel bosco (complessivo a/r) è di circa 3 km ed è alla portata di tutti, naturalmente con comode calzature.
Pranzo presso il Caseificio Paterno a Monterotondo. Visita alla produzione ed alla stagionatura. Raro esempio di energia geotermica applicata alla produzione.
PROGRAMMA
Ore 9,00 Raduno dei partecipanti al parcheggio della Coop di Volterra
Trasferimento con mezzi propri a Monteverdi
Ore 10 Inizio passeggiata nel bosco per raggiungere la Badia
Sosta presso i resti dell’antica costruzione con breve storia della stessa
Ore 12,30 trasferimento per pranzo a Monterotondo
Ore 13 pranzo a buffet presso Caseificio Paterno
Ritorno libero verso Volterra
Termine ultimo di prenotazione:
Martedì 3 ottobe 2017
Prenotazioni presso:
Gianfranco Chessa
Nel caso si prevedano anticipatamente condizioni metereologiche particolarmente avverse la gita potrà essere annullata e ne sarà data pronta comunicazione a coloro che avranno prenotato.
Fondata nel 754 dal nobile longobardo Walfredo, secondo una leggenda ritenuto capostipite dei conti della Gherardesca, che la consacrò alla regola di S.Benedetto con una ricchissima dotazione di beni, rappresenta una delle abbazie più antiche ed importanti della Toscana medievale.
In particolare una prima abbazia fu edificata circa 1 km a S di Monteverdi sul luogo occupato precedentemente da una villa romana (Palatiolum, da cui “in Palazzuolo”), in località Badivecchia in cui fu trovata l’ara di Donace dedicata alla dea Bellona conservata nella chiesa di Monteverdi. Alla costruzione si fa poi risalire il successivo primo nucleo del paese di Monteverdi Marittimo.
Fin dal momento della sua fondazione il monastero dispose di cospicui beni nei territori di Populonia, Volterra, Pisa, Lucca e perfino in Corsica e successivamente (secc.VIII-XI) i suoi possessi si estesero per raggiungere infine il culmine nei secoli XI e XII allorché il cenobio esercitò addirittura pieni poteri giurisdizionali su un’ampia zona. Oggetto fin dai primordi (780) delle incursioni dei Saraceni, l’abbazia fu successivamente esposta alle vessazioni ed ai saccheggi dei signori vicini.
Fu così che alla fine del XII secolo il monastero fu spostato nell’attuale sito, su un poggio distante dalla sede primitiva e maggiormente difendibile.
Nella prima metà del XIII secolo iniziò tuttavia il declino: i Pannocchieschi di Castiglion Bernardi (1252) assalirono l’abbazia e uccisero tutti i monaci tranne uno che, secondo un’altra leggenda, portò con sé la statua lignea della Madonna scolpita dall’Apostolo Luca che fino a quel momento si conservava nell’abbazia.
Il monaco di nome Mariano, sfinito dalla precipitosa fuga, nascose la sacra immagine tra i folti rami di un frassino, dove fu ritrovata solo due secoli più tardi nel luogo dove ora c’è il “Santuario della Madonna del Frassine”.
I vallombrosani subentrarono ai benedettini nel 1298 ma fino al 1423 il monastero di Monteverdi rimase autonomo quando infine unita per decreto papale all’abbazia di Vallombrosa. Nel 1360 i soldati pisani distrussero la primitiva badia di S. Pietro in Badivecchia.
La seconda abbazia fu definitivamente abbandonata nel 1561 allorché i monaci si trasferirono nel castello di Monteverdi. Nel 1781 i monteverdini scavarono alla ricerca delle spoglie di San Walfredo, del beato Andrea, suo nipote e terzo abate del monastero e del beato Leonardo di Silvio Fabbri da Castelnuovo Valdicecina.
Le ossa furono trasportate e sepolte sotto l’altare maggiore dell’Oratorio del SS.mo Sacramento a Monteverdi. L’ampia superficie del recinto del chiostro, la posizione arroccata e la presenza della torre con funzioni abitative e di avvistamento fanno di San Pietro in Palazzuolo un esempio di monastero-fortezza, una vera roccaforte religiosa.